La storia delle Milizie Tradizionali della Val d’Ossola affonda le proprie radici in epoche lontane, segnate da vicende drammatiche quali occupazioni, guerre e carestie che lasciarono impronte indelebili su queste terre alpine. La Valle Anzasca è stata per lungo tempo sotto il controllo militare: le Milizie delle Terre, istituite in Val d’Ossola durante il primo quarto del XVII secolo dal governatore spagnolo di Milano in guerra contro il Duca di Savoia, dovevano vigilare su un territorio ricco di giacimenti d’oro, proteggendolo costantemente.
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Il Marchese Giovanni di Mendoza (Juan de Mendoza y Velasco), creatore delle Milizie delle Terre nel 1612 non è un personaggio di poco rilievo nella politica spagnola del tempo. La parentesi milanese che iniziò proprio nel 1612 e si chiuse nel 1616 si interpone tra l’essere stato supervisore dell’allontanamento dei moriscos dalla Spagna e l’essere diventato prima viceré di Navarra e poi ambasciatore in Inghilterra. Viene citato dal Manzoni per il suo tentativo rimasto sulla carta di eliminare la piaga dei “bravi” dal Ducato di Milano come ci viene raccontato nell’episodio delle “grida” nei Promessi Sposi.
Don Pedro de Toledo y Osorio y Colonna, governatore di Milano dopo il Mendoza, è il protagonista di una guerra “privata” con il ducato di Savoia nel 1622. È colui che ha organizzato la difesa dei territori del ducato di Milano confinanti col Piemonte e inviato le Milizie delle Terre anzaschine sulle rive del Sesia a Carpignano ove si sono distinte in scontri con le truppe sabaude. Il 1622 è la data impressa sul fiocco della bandiera della Milizia.
Il Trattato di Utrecht consegna l’Ossola al Piemonte e comporta la soppressione di tutte le milizie non omologate nell’esercito sabaudo. Le Milizie delle Terre sopravvivono a Bannio e a Calasca perché alla fine della guerra di Don Pedro si erano consacrate alla Madonna e devote ai rispettivi santuari. Non più compagini militari attive, ma guardie d’onore. Le divise spagnoleggianti vengono dismesse e le milizie vestono sabaudo. Quella di Bannio cambia divise fino a quella odierna che in parte riassume quella di un reggimento di granatieri, il “Piemonte Reale” ed è configurabile ad una datazione del 1856-59. La milizia di Calasca ferma le mutazioni delle divise al periodo napoleonico.
“Associatus a Militia”, così viene descritto il clero importante e il rappresentante del Governo in visita alla Valle. Il compito era quello di accompagnare le autorità di paese in paese. Una scorta di onore e la precisione del suo operato era vanto dei paesi in cui prestava servizio. Fatti miracolosi o situazioni di pericolo vedono spesso associati negli ex voto dei santuari i miliziani.
Uno in articolare del 1732 risulta ad oggi la più antica testimonianza di intercessione della Madonna della Neve per la compagine di Bannio. Un fulmine colpì la processione di ritorno dal Santuario il 5 agosto, giorno della festa, al suo arrivo sotto il sagrato della chiesa parrocchiale. La saetta passò fra le gambe dei soldati ma nessuno rimase ferito e la festa poté proseguire senza problemi.
Nel 1790 mentre infuriavano le turbolenze della rivoluzione francese il Capitano Laveggio e il Maggiore Volpone firmano un’orazione alla Madonna della Neve in cui dichiarano pubblicamente la devozione e la funzione della Sacra Milizia, guardia d’onore della Madonna della Neve e corpo armato a difesa contro l’odio giacobino antireligioso. Nel 1812 in uno dei santini più conosciuti del Santuario compare la Milizia schiarata davanti al luogo sacro, come a volerlo proteggere.
Il voto del 1629. È da questa data che comunemente si richiama la memoria del voto del popolo di Bannio. “Intactae Mariae precibus, Deus accipe vota, haec Banii populi tempora clara dato” che suona in questo modo: O Dio per le preghiere di Maria Immacolata, accetta questi voti del popolo di Bannio e concedi tempi sereni. E il ringraziamento per lo scampato pericolo pestilenziale viene riconosciuto in un documento datato 22 settembre 1630. Queste parole in latino si possono leggere non solo sul quadro posto in bella mostra nel Santuario ma anche al centro della bandiera della Milizia Tradizionale di Bannio in caratteri ricamati in oro.
Le otto bandiere della Milizia di Bannio: 1630, 1789, 1846, 1901, 1964, 1988, 2012
È un impegno ed un onore delle famiglie del paese mantenere nel tempo viva la tradizione della Milizia. Simbolo della Milizia, della sua consacrazione e riassunto di una storia ormai quattrocentenaria di servizio ininterrotto nelle occasioni di festa grande del paese, la bandiera della Milizia è il riassunto e il testimone passato in mano di generazione in generazione. Quando la si preleva in chiesa si apre la festa e quando la si riporta si chiude. Riposa in chiesa in attesa di poter sventolare gagliarda ogni anno. Otto famiglie si sono prese l’incarico di confezionarla e con gran pompa farle benedire alla presenza delle più alte cariche ecclesiastiche presenti e con concorso di centinaia di famiglie di tutta la Valle Anzasca.
Delle due prime bandiere non abbiamo i nomi dei donatari. La terza venne donata da Giovanninetti detto il Russo e sventolò nel 1856 quando i principi di Casa Savoia in visita in Ossola vollero passare in rassegna il reparto schierato. Un altro Giovanninetti, Bartolomeo, dona la quarta bandiera che riposa durante la Grande Guerra. Guido Vittoni donò la sesta bandiera, mentre la settima venne donata dai coniugi Natale Vanoli e Loredana Ferrari. L’ultima, l’ottava, dalla famiglia Antonioletti e benedetta dal Cardinale Velasio de’ Paolis. È quella che orgogliosa sventolerà durante i festeggiamenti per i 400 anni della Milizia Tradizionale di Bannio.
Nel 1876 per meglio gestire gli oneri delle feste tradizionali e per poter garantire organizzazione e feste sempre più belle si costituisce la Società per la Milizia Tradizionale di Bannio, organo direttivo che trova nel suo Presidente la sua espressione e nel suo Consiglio la garanzia esecutiva. La partecipazione ai lavori e ai progetti della Milizia è sempre su base volontaria. Le “azioni” sono con sottoscrizione popolare e le offerte vengono gestite per garantire la sopravvivenza di tutto l’apparato della Milizia e la conservazione delle tradizioni. Per un lungo periodo di anni oltre alla Commissione di Bannio si collegano anche varie sottocommissioni di cui particolarmente attive sono quelle di Alessandria e del Sud America ove parecchi banniesi nel tempo sono emigrati.